Antonio Giorgio Cattani     
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Dicono di Antonio Giorgio Cattani - La critica

12-02-2015




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  IL NEOCLASSICISMO PITTORICO DI A.G. CATTANI
 
 
“LEDRO IN ARTE 2014”-GALLERIA D.BOSCO-BEZZECCA (TN)
Mostra “RACCONTI PER IMMAGINI-SINFONIA DI COLORI”
Relazione introduttiva di ANDREA FENOCCHIO
 
 E’ con vero piacere che ho assunto l’onore e l’onere di presentare la mostra del pittore Antonio Giorgio Cattani, figura molto nota in questa Valle. Sebbene molti dei presenti conoscano di fama il Sig. Cattani, ritengo comunque doveroso fornire alcune essenziali notizie sulla sua persona e sul suo complesso ed articolato percorso pittorico.
           Antonio Giorgio Cattani è nato a Creazzo, in provincia di Vicenza, nel 1942. Fin dalla più giovane età
ha sentito in lui la vocazione all’arte figurativa; vocazione che lo ha spinto molto presto alla sperimentazione di diverse tecniche: dal disegno a china sino alle pittura ad olio e all’acquarello. Dopo un periodo di sospensione assai lungo dovuto a ragioni di carattere lavorativo, ha ripreso in maniera sistematica l’attività a partire dal principio degli anni Novanta, affrontando un difficile e profondo percorso di studio e di sperimentazione che lo ha condotto ad approfondire molteplici tecniche e linguaggi, dedicandosi anche alla lettura critica dei grandi pittori della tradizione classica italiana ed europea. L’attività pittorica del Sig. Cattani ha una risonanza che va ben al di là dei confini della sua terra, una risonanza che si estende per tutta l’Italia e per parte dell’Europa, giacchè diverse sue opere, esposte in molteplici mostre, figurano in prestigiose collezioni private italiane ed estere.
          Affrontare un discorso relativo alla pittura del Cattani che sia ad un tempo sintetico ed esaustivo non è un’operazione semplice: cercherò tuttavia di indicare alcune linee essenziali necessarie alla comprensione complessiva del suo operato pittorico. Anzitutto, mi preme richiamare l’attenzione su quelli che sono gli autores, propriamente, in senso etimologico, “coloro che accrescono”, alle cui fonti si nutre la pittura di Giorgio Cattani. Egli ha affrontatolo studio dei grandi classici della nostra tradizione: dalle sorelle Anguissola a Lorenzo Lotto, dal Guercino a Bellini e così via, allo scopo di arrichire il proprio linguaggio figurativo conferendogli l’aulica compatezza che deriva da un’operazione di solido e consapevole radicamento nel fecondo terreno della pittura ispirata alla tradizione propriamente classica. Cattani ritrova e fa ritrovare, per mezzo dell’arte sua, quella dimensione del Bello, intesa in senso etico-estetico, così bene ed ampiamente teorizzata da Platone, la cosiddetta greca kalokagathìa (bellezza-bontà) che sta alla base della concezione dell’arte di età classica, alla quale tutta la successiva pittura si è ispirata fino alla rottura rappresentata dalle avanguardie contemporanee che hanno prodotto la distruzione della forma e di tutta quella serie di valori etico-estetici che reca in sé.
          Questa consapevole e attenta ricerca, volta al recupero dei fondamentali della nostra tradizione figurativa, ha, nel quadro dell’opera di Cattani, il suo momento di massimo splendore nei recenti studi da lui dedicati alla pittura belliniana. Studiare l’opera del Bellini ha significato per Cattani recuperare la tecnica della “velatura”, una tecnica complessa e dispendiosissima, in termini di tempo e di fatica, poiché richiede una versatilità assoluta congiunta a un’ineccepibile padronanza degli strumenti coloristici. A questo proposito, mi sia consentito attirare l’attenzione dei presenti su due opere assai importanti qui esposte: il “Ritratto di dama del Seicento”, ispirato al Guercino e la “Natura morta” d’ispirazione fiamminga e caravaggesca nel medesimo tempo.
           Dall’intenso studio di cui ho detto, poi, è scaturito il quadro ”Angola: ragazze Himba al pozzo”, che ha fatto qualificare Antonio Giorgio Cattani primo vincitore assoluto del Concorso di Pittura basato sul tema dell’acqua che si è tenuto nel giugno dello scorso anno a Dueville, in provincia di Vicenza. Questo quadro è da molti considerato il capolavoro del pittore vicentino in quanto in esso egli ha saputo mirabilmente raccontare, mediante l’uso di una tecnica pittorica antica, un tema cruciale della contemporaneità quale quello dell’assenza di risorse idriche che pone in grave pericolo la sopravvivenza di milioni di persone in terra d’Africa.
          Per meglio comprendere l’essenza del carattere della pittura di Antonio Giorgio Cattani mi soffermerò con alcune brevissime osservazioni su alcune opere qui esposte che mi paiono altamente significative, in quanto emblematiche degli aspetti migliori del percorso pittorico di questo artista. La prima opera che intendo prendere in esame è il “baobab”. Quest’opera si pone a mio avviso nel solco si una rinnovata sensibilità ai rapporti intercorrenti fra l’uomo e l’elemento vegetale. I più recenti orientamenti culturali stanno infatti significativamente riflettendo sui valori antropologici, etici e religiosi di cui le piante si fanno simbolo per l’uomo, orientamenti di cui ha reso conto molto bene Alain Corbin nel suo recente libro La Douceur de l’ombre. L’arbre, source d’emotions de l’Antiquitè à nos jours.
          Ebbene: questa rappresentazione dei baobab, alberi molto importanti per una serie di ragioni rituali e religiosi nella coltura africana, alberi che sembrano avere le radici rivolte al cielo, pare raffigurare con estrema efficacia quella splendida metafora platonica, ripresa da Dante nel canto XVIII del Paradiso (vv.28-31), che intende l’uomo come arbor inversa, in cui le radici rappresentano i capelli e i rami le braccia, in quanto è radicato nel cielo. Oltre a ciò, quest’opera è, come diverse altre del resto, un documento della vocazione di Cattani al viaggio.
          A questo punto vorrei soffermarmi su un tema che è a mio avviso di grande importanza nell’itinerario pittorico dell’artista: quello del rapporto fra geografie fisiche e spirituali. Richiamo, se mi è consentito, l’attenzione su alcune opere che ritraggono paesaggi come “Papaveri e fiori”, “Deserto bianco” o “Vicenza verso Monte Berico”. Sono opere per intendere le quali non sarebbedi per sé nemmeno necessario conoscere i luoghi fisici e reali dai quali Cattani ha tratto ispirazione poiché esse appaiono come documenti eccezionali della sua geografia interiore d’artista, documenti che ci parlano d’un modo di intenderla realtà che offre una speranza significativa ed una serena e concreta fiducia nel domani al di là dell’apparente assurdità che il reale può suggerire agli sguardi attoniti dell’uomo contemporaneo.
          Nei dipinti di Cattani non si trovano mai gli aspetti inquietanti o tragici di certa pittura paesaggistica esprimente la dimensione kantiana del sublime matematico (si veda per esempio la notissima pittura del Friederich), poiché essa affonda le proprie radici in un profondo sostrato di autentici valori etici riassumibili nella fondamentale convinzione della bellezza e bontà della vita umana.
          Un altro aspetto sicuramente d’importanza non trascurabile, con il quale vorrei concludere questa breve relazione sulla pittura di Antonio Giorgio Cattani è la sua profonda attenzione ai valori simbolici e concettuali che possono essere veicolati mediante l’opera d’arte. In un suo affresco di cui ho avuto modo di vedere soltanto le riproduzioni poiché realizzato in un edificio privato. “La Madonna della Genziana”, egli ha saputo dar vita ad una sacra raffigurazione basata su un complesso intreccio di simboli che ha come protagonista il colore rosso: ad un tempo simbolo della Spirito Santo e della Passione del Redentore, quella Passione del Redentore  che il Cattani ha sapientemente simboleggiato mediante la figurazione di un piccolo pettirosso posto su un noce che si pone come presagio e prefigurazione del percorso del Cristo adulto che culmina nella Passione, preludio della resurrezione pasquale.
          Antonio Giorgio Cattani è, insomma, un pittore poliedrico, dall’inesausta creatività e dalla profonda vena, nonché dotato di un fecondissimo registro espressivo. Testimonianza di tale fecondità è data anche da un’opera qui presente sulla quale, nel concludere, richiamo ancora una volta l’attenzione degli astanti, il ritratto di un noto filosofo svizzero che l’artista ha realizzato su commissione di Giancarlo Corà per il suo libro dedicato al pensatore, libro che fu adottato dalle più insigni facoltà teologiche del nostro paese e che riscosse un lusinghiero giudizio critico nelle pagine de “L’Osservatore Romano”. L’esposizione del libro in questa sala è parsa all’artista non solo un valido documento della vastità della produzione sua e delle molteplici vesti in cui si è declinata, ma anche un sincero omaggio all’amico Giancarlo Corà, figura di primo piano del panorama culturale vicentino, che è recentemente scomparso.
          Qui si conclude questa breve relazione che spero sia riuscita a fornire almeno un’idea della complessa articolazione dell’itenerario e del linguaggio artistico di Antonio Giorgio Cattani. Ringrazio i partecipanti per la loro attenzione e li lascio alla visione delle opere del signor Cattani, che ringrazio di vero cuore per avermi accordato l’onore di poter presentare la sua bellissima mostra.





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